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La parola “archetipo” è oggi molto utilizzata, ma il suo significato è spesso frainteso. Facciamo un po’ di chiarezza.

L’origine del termine
Il termine “archetipo” deriva dal greco archétypon, composto da archḗ (principio) e týpos (modello).
Secondo questa prima etimologia la parola archetipo indica quindi qualcosa che si può considerare un modello originario a cui ispirarsi.
Immagina gli archetipi come stampi di un panettiere. Esistono forme universali per il pane: la baguette, la ciabatta, il pan carré. Ogni panettiere impasta il suo pane con ingredienti diversi, ma il modello rimane sempre riconoscibile. Così funzionano gli archetipi: sono forme eterne che ci permettono di dare un senso alla realtà, di costruire la nostra identità e di raccontare storie che parlano a tutti.

Gli archetipi modello sono stati usati in filosofia.
I primi a usare questa parola, infatti, furono i filosofi greci, in particolare Platone.
Nel suo “mondo delle idee”, le idee superiori erano archetipi che rappresentavano i modelli perfetti della realtà.
I successori di Platone definiscono gli archetipi modello come idee universali presenti nella mente del creatore sulle quali è stato costruito l’universo. Ad esempio, l’idea universale di “albero” che racchiude tutte le varietà di alberi possibili, oppure un’idea di “mare” che include ogni tipo di mare. Quest’idea modello è servita alla mente prima per decidere cosa creare e poi, dato che la mente dell’uomo è collegata con la mente prima, servono anche all’uomo per comprendere la realtà manifesta, per riconoscere gli oggetti.
Noi, infatti, possiamo riconoscere gli oggetti solo in base all’idea a cui li associamo, per esempio per sapere che sto osservando un cane devo attingere all’idea prima del cane.

Gli archetipi modello poi sono stati usati anche in psicologia.
In psicologia, il primo a parlare di archetipi modello fu Carl Gustav Jung. Secondo lui, gli archetipi non sono modelli di oggetti come era per i filosofi, ma modelli di comportamento innati. Sono figure universali presenti nell’inconscio collettivo. Per capire cosa sia l’inconscio collettivo, Immagina un grande archivio etereo, una sorta di nuvola digitale, ma non fatta di dati tecnologici, bensì di esperienze, simboli e conoscenze accumulate dall’umanità nel corso dei secoli.
Ogni persona che nasce è come un dispositivo connesso a questa nuvola: anche se non lo sa, attinge continuamente a queste informazioni universali, proprio come un telefono scarica aggiornamenti in automatico.
Questa “nuvola” contiene archetipi, immagini e significati che ogni cultura, indipendentemente dal tempo e dallo spazio, riconosce intuitivamente. Per esempio, la figura della madre amorevole, dell’eroe coraggioso, del vecchio saggio o del caos che precede la rinascita sono elementi che si ritrovano in miti, fiabe e religioni di tutto il mondo.
Noi non vediamo direttamente questa nuvola, ma la sentiamo attraverso sogni, intuizioni e simboli ricorrenti nella storia dell’umanità. È come un fiume sotterraneo di significati che scorre sotto la nostra coscienza e che, se impariamo ad ascoltare, ci permette di connetterci con qualcosa di più grande di noi.
Queste figure universali a cosa servono?  Servono all’uomo come modello nel momento in cui deve creare la sua personalità. Jung identificò 12 archetipi principali, tra cui l’Eroe, il Saggio, il Custode e il Ricercatore. Durante la nostra crescita, noi scegliamo inconsciamente di incarnare uno di questi modelli, il più delle volte, purtroppo, nella scelta ci lasciamo influenzare dalla società o dalle convenzioni, senza preoccuparci se il modello che abbiamo scelto rispecchia la nostra natura.

Gli archetipi modello sono stati usati anche nella narrativa
Anche nella scrittura gli archetipi modello svolgono un ruolo fondamentale. Christopher Vogler ha individuato una serie di modelli di personaggi indispensabili che costellano il viaggio dell’eroe. Ad esempio:

  • L’Eroe: cioè il protagonista che affronta una trasformazione (come Harry Potter nella saga omonima).
  • Il Messaggero: vale a dire colui che introduce l’eroe all’avventura (come Hagrid in Harry Potter).
  • Il Mentore: che sarebbe la guida che prepara l’eroe alla sfida (come Albus Silente). Questi modelli sono presenti in moltissime storie e aiutano a costruire trame coinvolgenti e universali.

Continua…

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